
Autobus elettrici, infrastrutture dei treni, aule di università… Può capitare di imbattersi quotidianamente, senza saperlo, in progetti finanziati dalla European Investment Bank. Fondata nel 1958 con il Trattato di Roma dagli stati membri dell’Unione Europea (UE) per sostenere la coesione e lo sviluppo economico nell’Unione, questa istituzione con sede in Lussemburgo ha investito ad oggi oltre mille miliardi di euro in settori strategici quali energia, azione climatica, infrastrutture, innovazione. Del ruolo della BEI, della sua filosofia e della sua visione parliamo con Laura Gianfagna, policy officer alla Banca Europea degli Investimenti (BEI), che precisa di rispondere interamente a titolo personale.
Che cos’è l’European Investment Bank e che cosa fa in concreto?
Come braccio finanziario della Unione Europea, la BEI coadiuva l’implementazione delle politiche perseguite dagli stati membri a livello comunitario. Oggi si può dire che la BEI è la Banca del clima dell’UE: fornisce strumenti finanziari a sostegno dell’innovazione e della sostenibilità, in particolare proprio sul fronte climatico. Ha un approccio “pionieristico”, project driven: i promotori di progetto inviano le loro proposte ai nostri uffici e i nostri ingegneri fanno le verifiche necessarie affinché siano rispettati i criteri di finanziamento BEI dal punto di vista economico, finanziario, sociale e di sostenibilità ambientale.
Per me è il posto ideale dove lavorare perché la sostenibilità è al centro di tutto. Non solo devono essere sostenibili in senso ambientale ed economico tutti i progetti finanziati, ma sostenibile è il modello stesso di business, visto che le attività vengono finanziate tramite l’emissione di obbligazioni sui mercati senza pesare sulle risorse pubbliche. Questo è possibile grazie alla tripla AAA, la valutazione più alta assegnata ogni anno dalle agenzie di rating.
Qual è stato il tuo percorso professionale fino ad arrivare alla BEI e cosa ti ha motivata a lavorare per questa istituzione?
Il grande progetto della Comunità Europea prima e dell’Unione Europea poi ha richiesto e continua a richiedere uno sforzo di adattamento e compromesso continuo; questo si fa in cambio di benefici che superano di gran lunga qualsiasi miope perseguimento nazionalistico del bene comune, in un mondo che da un lato è sempre più interconnesso e dall’altro è sempre più polarizzato. Nel progetto europeo ho sempre creduto. Sapendo questo, la manager di una banca per cui ho lavorato prima di avviarmi al percorso di dottorato mi consigliò di fare domanda per un tirocinio in BEI, l’ente erogatore dei prestiti che la banca del territorio girava poi a condizioni favorevoli per i clienti; si rivelò un consiglio sensato, visto che dopo nove anni ancora lavoro qui.
In che modo le decisioni prese alla BEI hanno impatto sulle vite dei cittadini dell’Unione Europea?
Qualche anno fa, sull’edificio della BEI compariva la scritta “Improving lives, together.” Il motivo è che gli investimenti generano un impatto tangibile sul territorio, per i cittadini. Ad esempio, i progetti ecosostenibili finanziati dalla BEI in Italia nel 2024 dovrebbero produrre energia rinnovabile in grado di soddisfare il fabbisogno annuo di oltre 1,2 milioni di famiglie italiane. Il sostegno finanziario BEI, oltre a fornire un vantaggio economico in termini di tassi di interesse più competitivi e lunghe durate, vale come un marchio di qualità in grado di attrarre altri finanziamenti privati. È noto a tutti che di investimenti c’è sempre bisogno se questi sono fruttiferi, cioè in grado di generare un effetto moltiplicativo sull’economia reale. Per la BEI, agire da leva per attrarre co-finanziamenti è un modello di azione doppiamente vincente, o come si suol dire, “win-win”, per colmare lacune informative e di mercato. Oltre a finanziamenti agevolati, la BEI offre anche un servizio di assistenza tecnica gratuita per le amministrazioni pubbliche che abbraccia tutte le fasi del progetto e oltre.
Quali sono stati finora i progetti più significativi della BEI?
Potrei citarne centinaia. Tutti i giorni, anche in Italia, entriamo in contatto con progetti finanziati dalla BEI. Penso agli autobus elettrici in diverse città del Paese, l’alta velocità, i porti, campus universitari moderni rinnovati con finanziamenti BEI, senza dimenticarci il sostegno fornito a centinaia di migliaia di piccole e medie aziende. La parola d’ordine è impatto, e aiuto concreto nella direzione di sostenibilità e digitalizzazione – la cosiddetta transizione doppia o “twin transition”. Contro i disastri climatici, ogni euro investito in prevenzione ne fa risparmiare tra 5 e 7 in ricostruzione. E se ci chiediamo se la BEI produca un impatto la risposta è sì: in Italia nel solo 2024 la BEI ha investito circa 11 miliardi di euro per un effetto leva di 37 miliardi di euro pari all’1,7 per cento del PIL nazionale.
Il 2024 è stato un anno con moltissime elezioni, e il 2025 si è aperto con un’elezione anticipata in Germania e in altri paesi. In che modo i cambiamenti al vertice dei governi condizionano il lavoro e le previsioni della BEI?
Certamente il quadro geopolitico conta molto e mi sentirei di dire mai come nel 2025. Per quanto riguarda l’Unione Europea, non commentiamo direttamente i risultati elettorali negli stati membri che sono gli azionisti della BEI, ma certamente riteniamo che la stabilità politica sia fondamentale per il dialogo continuo con le autorità nei Paesi dove i progetti pubblici o privati vengono implementati. Operiamo contiguamente e in sinergia con la Commissione Europea ad esempio nell’ambito dell’implementazione della sua programmazione pluriennale, pertanto il dibattito politico a livello comunitario è certamente importante per definire anche le priorità strategiche in Unione Europea e fuori, e se queste possono evolvere il Gruppo BEI è pronto a fare altrettanto.
intervista raccolta da Silvia Massa e Alessandro Demichelis, Comitato esecutivo SAA