Tra le mani – anzi più precisamente tra i guanti – è una stampa che rappresenta la stazione di Lucca, osservata da un punto di vista rialzato che porta lo sguardo a seguire le linee dei binari fino a perdersi all’orizzonte. Girandola notiamo come il verso della fotografia sia abitato da numerose annotazioni: la prima, in alto a sinistra e a penna blu, recita “ancora visibili segni dei bombardamenti”. Siamo davanti a una testimonianza preziosa della storia contemporanea della città di Lucca. La nota ci guida nella lettura dell’immagine, ricollocando l’oggetto fotografico nel suo contesto spaziale e temporale d’origine – un giorno del gennaio 1944 – e restituendo, nel contempo, importanti informazioni visive per la memoria sociale e culturale di Lucca. Guardando ancora troviamo infatti il timbro “E. Cortopassi”, riconducibile all’autore della fotografia: il lucchese Ettore Cortopassi, (1895-1989), uno dei maggiori esponenti della fotografia toscana, che per oltre mezzo secolo ha documentato la società e il patrimonio storico-artistico cittadino. A questo autore rimanda, inoltre, un secondo timbro, posto poco più in basso, che recita “Comune di Lucca – Archivio fotografico “Ettore Cortopassi”: un ulteriore tassello per ricostruire la biografia di questo oggetto fotografico.
Sappiamo, infatti, che a partire dal 1979 la produzione fotografica di Cortopassi venne acquisita dal Comune di Lucca, dando gradualmente forma a quello che originariamente è stato denominato Archivio Fotografico “Ettore Cortopassi”. Nel corso degli anni Ottanta, il lavoro di sistemazione di questo archivio, che dal 1988 ha sede in Villa Bottini, venne portato avanti in particolare grazie allo studioso Arnaldo Fazzi, impegnato in un recupero sistematico del patrimonio fotografico lucchese. Dopo una serie di campagne di acquisizioni e grazie ad alcune donazioni, l’archivio, oggi denominato Archivio Fotografico Lucchese “A. Fazzi”, ha raggiunto più di un milione di oggetti fotografici organizzati in 22 fondi, oltre che apparecchiature fotografiche, libri e riviste di fotografia.
Proprio per valorizzare e meglio conservare il patrimonio fotografico come fonte di memoria e come patrimonio civico e pubblico, è nato il progetto “Archivi in Rete”, realizzato dalla Scuola IMT Alti Studi Lucca in collaborazione con il Comune di Lucca e, in particolare, con l’Archivio Fotografico Lucchese “A. Fazzi”. Condotto dagli autori di questo articolo, Agnese Ghezzi e Fabrizio Gitto, ricercatori specializzati in storia della fotografia, e diretto scientificamente da Linda Bertelli, professoressa di estetica e studi visuali alla Scuola IMT Alti Studi Lucca, il progetto intende mappare e studiare la ricchezza e l’eterogeneità delle varie istituzioni lucchesi che custodiscono fotografie.
Come ha dimostrato l’analisi della stampa dell’antica stazione di Lucca, ogni fotografia non è costituita solo dall’immagine rappresentata ma anche dalla sua materialità, dal suo contesto di produzione, dai diversi passaggi istituzionali, dagli spostamenti fisici e dalle molteplici funzioni che l’oggetto ha acquisito nel tempo. La fotografia si comprende, quindi, solo in relazione al suo archivio, al luogo fisico in cui è conservata, da intendere come custode del passato in costante dialogo con la società che lo ha prodotto. Come è stato sottolineato dallo storico francese Jacques Le Goff, ogni documento può essere considerato un monumento poiché “il documento non è una merce invenduta del passato, è un prodotto della società che lo ha fabbricato”. Tale affermazione sottolinea il valore fisico e materiale del contenuto degli archivi, da considerare come un frammento del passato che non si è semplicemente depositato ma che è stato preservato a seguito di scelte e selezioni, un frammento che per essere compreso e riattivato necessita della ricostruzione del proprio contesto d’origine, di diffusione, di conservazione.
Questa prospettiva sui processi di costruzione del patrimonio documentale ha generato negli ultimi decenni un’attenzione ampia e costante sugli archivi, portando al loro inserimento all’interno di percorsi disciplinari entro i quali non erano mai stati studiati, come quelli artistici, museali, curatoriali, educativi, filosofici, giuridici, etc. L’archivio, dunque, non è più inteso come uno spazio statico e immobile dove sono accatastati materiali cui soltanto ricercatrici e ricercatori possono avere accesso ma gli si riconosce anche un’importante funzione sociale: è un luogo fondamentale per riflettere sulla comunità, sulla collettività e sulle memorie possibili.
Di conseguenza, ogni archivio è un ecosistema autonomo che tesse fitte relazioni con chi lo ha prodotto, con il luogo in cui si trova e con altri archivi, in un processo dinamico che cambia e si evolve nel tempo. I documenti, di conseguenza, escono (anche solo metaforicamente) dalle quattro mura in cui sono fisicamente conservati per dialogare con altri oggetti, dando forma a un patrimonio vasto e interconnesso, come isole di un arcipelago collegate da ponti. Proprio l’attenzione alle connessioni tra gli archivi piuttosto che al valore dei singoli documenti permette una lettura inedita e più ampia, in grado di mettere in luce non solo la semplice somma dei materiali ma anche la varietà dalle relazioni tra gli oggetti e gli istituti di conservazione.
In questa ottica, il progetto, che proseguirà fino al 2024, porterà alla creazione di una rete tra le istituzioni cittadine, con la descrizione dei diversi fondi fotografici in un unico database che permetterà di condurre ricerche interconnesse sul patrimonio e di generare nuovi percorsi per la riscoperta degli archivi, della memoria locale e della cultura fotografica. Finora hanno aderito al progetto “Archivi in Rete” oltre trenta enti lucchesi di diversa natura, dall’Archivio di Stato al Centro di Documentazione fino all’Archivio Storico del Movimento Cattolico Lucchese e alla Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti.
“Archivi in Rete” si rivolge non solo agli specialisti ma anche agli appassionati: sul portale online verrà pubblicato il censimento del patrimonio fotografico conservato dalle varie istituzioni aderenti; sono inoltre previsti percorsi rivolti alla cittadinanza per il recupero delle memorie locali attraverso la fotografia e laboratori nelle scuole per l’educazione all’immagine fotografica.
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“Archivi in Rete” è un progetto condotto da Agnese Ghezzi e Fabrizio Gitto, research collaborator specializzati in storia della fotografia, e diretto scientificamente da Linda Bertelli, professoressa di estetica e studi visuali. Capofila del progetto “Archivi in Rete” è l’unità di ricerca LYNX – Center for the Interdisciplinary Analysis of Images, Contexts, Cultural Heritage della Scuola IMT attraverso un gruppo di esperte ed esperti di diverse discipline (Maria Luisa Catoni, Giorgio Stefano Gnecco, Riccardo Olivito, Andrea Averardi, Francesca Leonardi, Emanuele Carlenzi), in collaborazione con il Comune di Lucca e in particolare con l’Archivio Fotografico Lucchese “A. Fazzi” . “Archivi in Rete” è promosso dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione della Regione Toscana, attraverso un Bando per l’Alta Formazione nell’ambito delle attività di GiovaniSì e con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, la società Hyperborea e l’associazione Photolux.