La pandemia da Covid-19 ha modificato in modo irreversibile le vite, i modi e i luoghi dell’interazione umana, della produzione, della ricerca, dell’accesso ai servizi. Durante la crisi, la necessità di proseguire l’attività lavorativa ci ha condotti alla sperimentazione forzata di nuovi assetti organizzativi e soluzioni digitali che hanno accelerato la spinta all’innovazione e lo sviluppo di nuovi stili di vita. Le forti limitazioni agli spostamenti e il conseguente ricorso di massa al lavoro da remoto hanno fatto emergere, ad esempio, la rilevanza strategica di un’infrastruttura digitale sicura, affidabile e ampiamente accessibile, tale da garantire la resilienza delle attività a prescindere dal contesto esterno. Allo stesso tempo, cambiamenti così radicali e repentini hanno avuto un impatto significativo sulla vita e sullo stile lavorativo di milioni di persone, in alcuni casi agevolando il bilanciamento tra vita privata e lavoro, in altri determinando un aumento dei casi di burnout, depressione, ansia e stress. Complessivamente, il distanziamento sociale ha comportato la sperimentazione forzata su larga scala di nuovi modelli di attività economiche fondati su tecnologie digitali e ibride. Siamo, dunque, di fronte a un esperimento naturale di proporzioni uniche, che ha permesso ai ricercatori di studiare l’impatto causale di una massiccia digitalizzazione delle attività produttive in termini di competitività, sostenibilità, benessere e resilienza di individui, imprese e territori.
È in questo contesto che si inserisce il progetto “Resilienza Economica e Digitale” (RED), finanziato con oltre 5 milioni di euro dal Ministero dell’Università e della Ricerca, che mira ad analizzare in chiave interdisciplinare le evidenze disponibili sulla resilienza economica e digitale durante la pandemia e a sfruttarle e valorizzarle nella prospettiva della ripresa post-pandemica. Il cuore del progetto è la creazione di un laboratorio virtuale aperto, denominato Open Lab, che prevede un modello unico nel panorama nazionale di raccolta ed elaborazione dei dati provenienti dal mondo reale e virtuale. Il suo scopo è favorire la ricerca traslazionale costruendo un ponte tra il mondo della ricerca e la società, abbattendo in modo sostanziale i tempi che generalmente separano la ricerca sperimentale e l’adozione di soluzioni innovative da parte degli operatori privati, pubblici e del terzo settore.
Partendo dallo studio di soluzioni innovative basate su modelli ibridi di organizzazione delle attività produttive, delle organizzazioni aziendali, delle comunità scientifiche e di erogazione dei servizi pubblici emerse durante il periodo di lockdown, l’Open Lab punta infatti a diventare un “centro” cui i ricercatori, oppure enti, imprese, associazioni, si possono rivolgere per organizzare e indirizzare la raccolta di informazioni e dati sperimentali utili a condurre studi e indagini scientifiche, oppure a migliorare l’organizzazione di processi produttivi e servizi. Le domande a cui l’Open Lab potrà contribuire a rispondere sono le più varie. Tanto per fare alcuni esempi, si potrebbero affrontare in modo innovativo, mettendo a disposizione le varie risorse tecnologiche e di know-how esistenti, quesiti come: è possibile promuovere un consumo consapevole di acqua durante un’emergenza idrica aumentando la soddisfazione dei clienti? Qual è l’impatto della crescente digitalizzazione negli ambienti di lavoro sulla produttività e soddisfazione professionale del lavoratore? Come si può migliorare la cooperazione tra studenti e corpo docente per raggiungere gli obiettivi formativi e migliorare il benessere?
La ricerca sviluppata tramite l’Open Lab potrà avvenire nella maniera più variegata, sia sulla base di dati raccolti sul campo e da remoto, sia tramite lo sviluppo di app e software su misura e l’utilizzo di macchinari all’avanguardia, ma anche sfruttando banche dati già esistenti. L´Open Lab si avvarrà della conoscenza ed esperienza di un team di ricercatori esperti in vari settori, dalla raccolta e analisi dei dati, agli aspetti legali della raccolta dati, o a quelli etici delle indagini cliniche scientifiche.
Uno dei vantaggi dell’Open Lab è lo sviluppo di soluzioni innovative per l’analisi degli effetti delle politiche sulla base dell’analisi tempestiva delle evidenze. A regime, l’Open Lab sarà in grado di integrare strumenti di analisi sperimentale delle infrastrutture digitali, come i cosiddetti digital twin che costituiscono una replica digitale di un oggetto fisico, o cyber range, la simulazione di una rete, con soluzioni tecnologiche innovative per lo svolgimento di esperimenti cognitivo-comportamentali e di economia sperimentale da remoto e sul campo. Renderà inoltre possibile lo sviluppo di macro-esperimenti in cui le unità oggetti dell’analisi sono entità collettive come gruppi di persone, organizzazioni, mercati, oppure agenti artificiali, o gruppi misti di enti reali e artificiali. In questi contesti, l’attività dell’Open Lab permetterà anche di sperimentare in tempo reale l’efficacia di diverse strategie di intervento in caso di crisi, contribuendo all’identificazione di soluzioni resilienti.
###
Grazie al progetto RED, presentato nell’area delle “Scienze Economiche e Statistiche”, la Scuola IMT è stata selezionata tra i 180 Dipartimenti di Eccellenza per il quinquennio 2023-2027 e ha ricevuto un finanziamento di oltre 5 milioni di euro dal Ministero dell’Università e della Ricerca.
Il “Fondo per il finanziamento dei Dipartimenti universitari di eccellenza” (Legge 232/2016) è stato istituito per incentivare l’attività dei Dipartimenti delle università pubbliche che si caratterizzano per l’eccellenza nella qualità della ricerca e nella progettualità scientifica, organizzativa e didattica, nonché il trasferimento tecnologico e la collaborazione con le imprese del territorio.