Quando nasce l’enciclopedia

Un progetto di ricerca della Scuola IMT indaga sulle origini arabe e medievali della grande impresa per catalogare e sistematizzare la conoscenza.

Arturo Iannace | ricercatore in storia medievale, Scuola IMT Alti Studi Lucca
Marco Signori | ricercatore in storia della filosofia arabo-islamica, Scuola IMT Alti Studi Lucca
Studiosi in biblioteca. Miniatura di Yaḥyà ibn Maḥmūd al-Wāsiṭī (1237): illustra un episodio tratto dalle Assemblee (Maqāmāt) del poeta arabo al-Ḥarīrī, una raccolta di cinquanta aneddoti sulle vicende dell’astuto briccone Abū Zayd al-Sarūǧī. Le storie, maliziose e divertenti, tracciano complessivamente un quadro della cultura araba del tempo, e le miniature di Yaḥyà ibn Maḥmūd al-Wāsiṭī permettono di visualizzarne dal vivo la ricchezza e la raffinatezza.

Quanti di noi hanno sentito parlare dell’Encyclopédie, opera di Denis Diderot e Jean-Baptiste d’Alembert, e fiore all’occhiello dell’Illuminismo francese? E ancora: quanti di noi posseggono, o hanno posseduto, nelle proprie abitazioni, almeno un’enciclopedia? Quasi tutti.

La Treccani (che sicuramente di enciclopedie se ne intende) la definisce come un’“opera in cui sono raccolte e ordinate sistematicamente nozioni di tutte le discipline o di una sola di esse. La parola viene dal greco ἐγκύκλιος παιδεία, ‘istruzione circolare, insieme di dottrine che formano un’educazione completa’”. Influenzati dalla storia imparata a scuola, quasi tutti daremmo per scontata la natura recente, “illuministica” dell’enciclopedia. Invece la sua storia e la sua origine si possono considerare assai più lontane, risalenti addirittura all’antichità, e sicuramente al Medioevo. Un complesso di radici ancora molto poco indagato. 

Con il progetto SPACE – The System of Philosophy in Arabic: Charting the Encyclopedias, finanziato con oltre mezzo milione di euro dalla prima edizione del bando Fondo Italiano per la Scienza (FIS), i ricercatori di PhiBor della Scuola IMT si stanno occupando proprio di questo: ottenere una maggiore comprensione della grande avventura della scienza medievale, e in particolare di quella islamica, mettendo in evidenza le connessioni e i ponti tra culture attraverso il variegato mondo del Mediterraneo medievale, ed oltre.

Dal desiderio umano di “fare ordine”…

L’enciclopedia muove dal desiderio degli esseri umani di radunare ciò che sanno, di metterlo insieme, di sistematizzarlo: desiderio molto più antico del XVIII secolo in cui vissero Diderot e d’Alembert. Presso le grandi civiltà mesopotamiche, a cominciare da quella sumera, insieme alla scrittura nacque ben presto il bisogno di creare, a fini di studio scolastico, liste di nomi. Queste liste vennero poi spesso espanse, spiegando a cosa i nomi si riferissero. Nell’antichità classica, Aristotele si cimentò nell’impresa, fino ad allora mai tentata, di abbracciare con la conoscenza razionale tutto lo scibile. Quando l’antichità stessa volgeva ormai al termine, nel V secolo, due scrittori latini sconosciuti oggigiorno al grande pubblico, Macrobio e Marziano Capella, tentarono, ciascuno a modo proprio, di creare compendi di conoscenza, sia pratica sia filosofica, per preservarla e trasmetterla. Due secoli dopo Isidoro di Siviglia (tutt’oggi patrono degli studiosi) scrisse un’opera significativamente intitolata Etymologiae o Origines, muovendo da un intento molto simile a quello di Macrobio e Marziano. In quest’opera i significati delle parole, suddivise per ambito (per esempio numeri, pianeti, istituzioni), venivano spiegati facendo riferimento, appunto, alla propria (vera o presunta) origine etimologica.

Albero dell’umanità, Tavola II del Liber figurarum di Gioacchino da Fiore, dal codice della Biblioteca del Seminario di Reggio Emilia. L’immagine rappresenta una sorta di albero genealogico metaforico della storia dell’umanità, dal progenitore Adamo alla seconda venuta di Cristo, che concluderà la vicenda dell’uomo nell’universo.

… alla summa filosofica di Avicenna

Eppure nessuno, neppure Aristotele, volle o riuscì a connettere tutta questa massa di conoscenza in maniera realmente sistemica, e in più a unirla a nuovi percorsi di ricerca per raggiungere, come specificato dalla definizione data poco sopra, un’educazione realmente completa. Questo fu il compito dell’opera di Ibn Sīnā, meglio conosciuto come Avicenna. Questo grande studioso, originario di Buḫāra, nell’attuale Uzbekistan, e vissuto tra la fine del X e la prima metà dell’XI secolo, ha compiuto uno sforzo notevole verso la sistematizzazione dell’impresa scientifica, allo stesso tempo recuperando la filosofia aristotelica e realizzando, quindi, non solo il sogno di una conoscenza sistematica e completa (nei limiti, ovviamente, dei mezzi di cui disponeva) ma anche un vero e proprio ponte tra la filosofia dell’antichità e quella dei secoli successivi. 

In altre parole, se forse non possiamo rispondere in modo netto alla domanda su chi sia l’inventore della moderna enciclopedia, possiamo senz’altro ritenere Avicenna come uno dei padri fondatori del concetto stesso come lo intendiamo oggi. Il focus principale del progetto SPACE è allora proprio l’opera principale di Avicenna, il Kitāb al-Šifāʾ, o Libro della Guarigione, un’imponente enciclopedia del pensiero filosofico maturo del suo autore, che comprende 22 sezioni distinte e oltre cinquemila pagine a stampa nell’unica edizione completa a oggi disponibile. Questi numeri sono sufficienti a dare un’idea della vastità e monumentalità dell’opera, ma da soli non bastano a rappresentare la complessità e la profondità dell’opera di Avicenna. SPACE si pone proprio questo obiettivo: elucidare le relazioni tra i vari aspetti del sapere, le definizioni, le analisi, che Avicenna costruisce nel Kitāb al-Šifāʾ

L’acronimo del progetto risulta così tutt’altro che casuale: se l’enciclopedia è, in un certo senso, uno specchio del cosmo, un piccolo cosmo essa stessa, allora l’obiettivo fondamentale di SPACE è quello di mappare tale piccolo cosmo, di darci un’idea di quali siano i suoi confini, le sue strutture portanti, le connessioni che lo tengono insieme. È difficile immaginare un modo migliore non solo di rendere giustizia a quelle che furono le intenzioni e gli obiettivi di Avicenna, ma anche di comprendere come, ben prima dell’Illuminismo francese, nel pieno del Medioevo, in Asia Centrale e nelle terre dell’attuale Iran trovasse compimento, per prendere in prestito il titolo di un libro dello studioso americano S. Frederick Starr che proprio ad esso è dedicato, un vero e proprio ‘Illuminismo perduto’.

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